Kiev rinuncia all'accordo e chiude i gasdotti
Quali saranno le conseguenze per la nostra bolletta? Scopriamo insieme lo scenario in Europa

Lo stop del gas potrebbe agitare gli equilibri di alcuni paesi europei
A partire dal 1 gennaio 2025, i gasdotti ucraini hanno smesso di trasportare gas russo.
Questa decisione ha implicazioni significative per alcuni paesi europei, in particolare per quelli che non dispongono di alternative immediate per l’approvvigionamento di gas naturale, come l’Ungheria, la Slovacchia, l’Austria e la Moldavia.
La fine del transito del gas attraverso l’Ucraina è stata giustificata dalle autorità di Kiev come “una scelta necessaria per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia”.
Tuttavia, questa mossa potrebbe contribuire a una nuova crisi energetica in Europa, mettendo in difficoltà anche l’Ucraina stessa.
La fine di un contratto storico
Il 31 dicembre 2024 è scaduto il contratto quinquennale siglato nel 2019 tra Ucraina e Russia, che prevedeva il passaggio di gas attraverso il territorio ucraino. Questo accordo rappresentava una continuità storica, poiché la rotta del gas non era mai stata interrotta fin dai tempi dell’Unione Sovietica.
Grazie a questo contratto, l’Ucraina riceveva entrate significative, pari a circa 1,2-1,5 miliardi di dollari all’anno. Questi fondi provenivano dalle tariffe di transito che Gazprom, il colosso energetico russo, pagava all’operatore del sistema di trasporto del gas ucraino, Naftogaz. Oltre alle entrate dirette, il gasdotto rappresentava una risorsa strategica per il Paese, sia economicamente che geopoliticamente.
Con lo stop al transito del gas russo, l’Ucraina si trova ora ad affrontare:
Perdite dirette: Circa 1,5 miliardi di dollari all’anno.
Costi di manutenzione elevati: Il sistema di trasporto del gas rischia di diventare sottoutilizzato, aumentando le spese senza generare profitto.
Questa situazione rappresenta un duro colpo per l’economia ucraina, già sotto pressione a causa del conflitto con la Russia.
Gli impatti sull'Europa Orientale
Paesi come Ungheria, Slovacchia, Austria e Moldavia sono particolarmente vulnerabili.
Ad esempio, la Moldavia ha dichiarato più volte lo stato di emergenza a causa delle difficoltà energetiche, dipendendo quasi interamente dal gas russo per il riscaldamento e l’energia.
Questi paesi stanno cercando soluzioni alternative, ma la mancanza di infrastrutture adeguate e la lentezza nello sviluppo di nuove fonti di approvvigionamento rappresentano sfide significative.
Cosa succederà in Italia?
L’Italia, già dai primi mesi del conflitto tra Russia e Ucraina, ha intrapreso una diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas naturale. Le scorte per l’inverno sono piene circa all’79%, e, se le condizioni climatiche saranno favorevoli, non dovrebbero esserci particolari problemi.
Inoltre, l’Italia può contare su forniture di gas dall’Algeria e dall’Azerbaigian, attraverso il Trans Adriatic Pipeline (TAP). La posizione strategica del Paese nel Mediterraneo consente di minimizzare i costi di trasporto, rendendo meno probabili forti aumenti dei prezzi per i consumatori finali.
In Italia il gas naturale viene utilizzato anche per produrre l’energia elettrica. Quindi nel nostro caso non poter accedere al gas naturale vorrebbe dire non avere riscaldamenti e acqua calda, e neanche luce. (per scongiurare questo il passaggio all’autoproduzione di energia potrebbe essere una scelta vincente, chiedici come puoi fare l’energia a casa tua inviandoci un WhatsApp al 375 553 2376)
Cambiamenti negli equilibri mondiali
La decisione di interrompere il transito del gas russo attraverso l’Ucraina sta contribuendo a spostare gli equilibri energetici globali. La Russia, tradizionalmente un attore dominante nel mercato del gas naturale, vede ridursi la sua influenza sull’Europa, mentre aumentano le opportunità per gli Stati Uniti di espandere la fornitura di gas naturale liquefatto (GNL).
Il GNL, pur rappresentando una valida alternativa, ha costi di trasporto e processazione più elevati rispetto al gas naturale trasportato via gasdotto. Questo potrebbe tradursi in costi maggiori per i paesi importatori, soprattutto per quelli senza terminali adeguati per la riconversione del GNL.
Conclusioni
Lo stop al transito del gas russo attraverso l’Ucraina segna una svolta epocale negli equilibri energetici europei. Mentre alcuni paesi stanno diversificando con successo le loro fonti di approvvigionamento, altri rimangono esposti ai rischi di una crisi energetica.
L’Ucraina, nel frattempo, dovrà affrontare le sfide economiche derivanti dalla perdita delle entrate da transito, ma potrebbe guadagnare maggiore indipendenza energetica nel lungo periodo. Resta da vedere come l’Europa e il resto del mondo si adatteranno a questo nuovo scenario energetico.
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